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Da dove provengono i Chihuahua? Come
mai hanno preso questo nome?
Il nome della razza Chihuahua è stato preso
con riferimento allo Stato del Chihuahua, in
Messico.
I primi abitanti conosciuti di questo
territorio furono i Maya. Essi avevano un
piccolo cane conosciuto come Techichi, un
nome antico nella lingua Nahuatl, ed è molto probabile che esso fu il
predecessore della razza Chihuahua che conosciamo oggi. Gli storici, in riferimento dicono che esso fu
“piccolo e grosso”.
A seguito dei Maya ci furono i Toltechi, che
costruirono le piramidi di Cholula, nelle quali
sono state trovate sculture che assomigliano al
cane di razza Chihuahua.
Dopo i Toltechi che svanirono misteriosamente
da quelle terre, ci furono i Chichimechi – un
popolo guerriero ed altri più civilizzati come gli
Aztechi.
Nel 1519 con la spedizione spagnola di Hernando Cortèz questa popolazione fu decimata nella speranza di
convertirli al cristianesimo.
Una lettera di Cristoforo Colombo informa il Re di Spagna
che furono trovati, nell’approdo in Cuba dei cani
silenziosi che non abbaiavano come tutti gli altri cani e
per giunta addomesticati. Cuba non è distante dal
Messico, e così è molto probabile che i cani ai quali si
riferisce Colombo possano essere stati i Chihuahua o
Techichi.
Attualmente esiste una sola razza di cane “che non abbaia” – il Basenji. Può dunque essere che il Chihuahua
era un cane “che non abbaia” anch’esso? E che con l’introduzione di qualche altra linea di sangue esso ha
acquisito la capacità di produrre piccoli abbai i quali associamo al Chihuahua moderno.
Tornando agli esploratori del Nuovo Mondo, è ragionevole
supporre che essi tornarono in Europa con qualche esemplare
di questi cani.
Troviamo una prima rappresentazione europea raffigurante
un piccolo cane con le sembianze del Chihuahua di un colore
chiaro ed apparentemente a pelo corto, in “Prove di
Mosè” (1481 – 1482) di Sandro Botticelli.
E’ interessante che Amerigo Vespucci è stato un contemporaneo di Botticelli, il qual visse a Firenze vicino
alla famiglia di Vespucci con la quale fu in buoni rapporti (essi lo introdussero ai Medici e lui dipinse “Marte
e Venere” per loro). Si può indubbiamente dire che gli italiani detenevano i Chihuahua.
Molti scavi archeologici nel territorio dei Maya, compreso Chichen Itza nella
penisola dello Yucatan confermano che dei piccoli cani furono comunemente
presenti tra la popolazione.
A metà del sedicesimo secolo un frate spagnolo – Bernardino de Sahagun –
studiò gli Aztechi. Egli riuscì a trovare sette nomi associati ai cani nativi. Uno è
Tlalchichi – “bassoe grosso, eccellente da mangiare”. Altri autori che ne fanno
riferimento. Per esempio:
“ Il cane … era universalmente addomesticato. Nel Nord America era una
bestia da soma; in Messico parte della dieta”.
“ Gli Aztechi erano poveri di animali domestici. Avevano diverse varietà di cani,
uno di questi era allevato per nutrirsene”.
Sono state rinvenute numerose statuette e figure raffiguranti indubbiamente il
Chihuahua - provenienti da Colima e reliquie della tribù di Huasteca.
Un
dato certo è che in Messico alcuni piccoli cani furono allevati e
fatti ingrassare per cibarsene.
In contrasto con questa affermazione esiste una teoria ben
consolidata che i Messicani detenevano i loro minuscoli cani perché credevano che essi potevano guidare le
loro anime dalla morte alla felicità eterna. I cani di colore rosso venivano sacrificati nelle cerimonie funebri,
mentre quelli chiari e blu venivano sotterrati o cremati con il defunto. Sempre in Messico si credeva che la
malattia potesse essere curata tramite il suo trasferimento dal malato al cane. Inoltre si credeva (si crede
tutt’ora?) che i cani potessero predire il futuro. Una leggenda narra che il cane di Montezuma predisse che
un’alluvione avrebbe devastato la terra, così l’imperatore azteco costruì un’arca ma dimenticò di invitare il
cane, il quale costruì anch’esso una piccola arca di bambù. Finita l’alluvione il Chihuahua saltò in grembo a
Montezuma che fu contentissimo di vederlo di nuovo.
Attorno al 1950 in Messico, il Maggiore Mundey allevò un tipo di “chihuahua”. I suoi cani erano abbastanza
grandi e con zampe molto lunghe ed enormi orecchia, li chiamò Chihuahuenos. Ma secondo alcuni studiosi
della razza, non si trattava del Chihuahua di cui abbiamo parlato prima, ma di un qualche incrocio.
Indagini genetiche hanno dimostrato che l’attuale Chihuahua è il risultato di incroci di cani europei, ma
hanno anche dimostrato che uno degli aplotipi del DNA mitocondriale, presente nel moderno Chihuahua è
stato rilevato anche in cani del Messico precolombiano. Quindi il moderno Chihuahua potrebbe essere il
risultato dell’incrocio dell’antico Techihi con i piccoli cani europei.
Nel 1884 in USA si esibì il primo Chihuahua registrato come “Chihuahua terrier”.
Nel 1904 fu registrato il primo Chihuahua nei Libri Genealogici dell’AKC (American Kennel Club).
Nel corso del 900 Ida H.Garrett e Clara Dobbs svilupparono una linea di sangue che dominò gli standard per
oltre cinquant’anni.
Nel 1923 fu fondato il CCA (Chihuahua Club of America) ad opera del pionieri della razza e contestualmente
fu redatto lo standard ufficiale.
Nel 1924 l’AKC riconosce la razza del Chihuahua.
Nel 1926 l’AKC riconosce due varietà: pelo corto e pelo lungo.
Nel 1928 è nominato il primo campione mondiale della razza – “Don Gringo”.
In Italia i pionieri della razza furono il Conte Giovanni Lanza di Mazzarino e la Contessa Licia Lanza di
Mazzarino, che a partire dagli anni ’50 hanno introdotto i primi esemplari nel paese e iniziarono ad allevarli
con l’affisso “ Del Brusuglio”.